Tra i vicoli di Morciano di Leuca: storia e architetture
di Marco Cavalera
Le origini
Morciano di Leuca sorge a tre chilometri da Torre Vado, ai piedi della Serra Falitte che la divide dalla sua frazione Barbarano.
Le sue origini risalgono all’età messapica e romana, quando il territorio era costellato da numerose fattorie, dedite in particolare alla produzione e al commercio del grano e dell’olio. Le ville rustiche romane di Morciano gravitavano nell’area di influenza del municipium di Vereto (Patù), importante città che aveva il suo approdo di riferimento nella baia di San Gregorio.
Nel corso di ricerche di superficie sono state individuate almeno tre aree ad interesse archeologico, riconducibili al modello insediativo del vicus (agglomerati rurali perfettamente integrati con la viabilità e gli approdi), che disegnano una particolare vivacità economica di questo territorio in età romana imperiale.
Fig. 1. Tracce di antica viabilità tra Morciano e Vereto.
Dal Medioevo all’età moderna
Le prime notizie storiche su Morciano si ricavano nella “cedula captivorum” del 1239, ossia l’elenco dei feudali custodi dei prigionieri di Federico II. In questo documento viene indicato il nome di un Riccardo de Murchano, famiglia di cui non si conosce nulla.
Nel 1274 Carlo I Angiò concede regio assenso per il matrimonio tra Guglielma, figlia di Riccardo de Morciano con un certo Tedesco De Cuneo, all’epoca ritenuto uno dei personaggi più influenti e vicini a Carlo I (famigliare e consigliere).
Il motivo che ha spinto gli angioini a legare un uomo molto importante come Tedesco da Cuneo ad un feudo collocato nella più estrema periferia dell’Impero è soprattutto di tipo politico, in quanto la famiglia de Murchano aveva avuto dei feudi anche nel precedente regime svevo ed aveva legami di parentela con una famiglia antiangiona, i Sambiasi; quindi questo matrimonio si era reso necessario per tenere sotto controllo questa parte di feudo.
Ed infatti, nel 1297, alla morte di Tedesco da Cuneo, Guglielma dona la sua parte di feudo al nipote Riccardo Sambiasi, figlio del partigiano svevo Ruggiero Sambiasi. La donazione implica un tentativo da parte dell’oculata dinastia angioina di riabilitare la famiglia Sambiasi. Il regio assenso alla donazione è stato subordinato all’accertamento (inquisitio) che il valore del feudo donato non ecceda le 30 once, donando l’eccedente alla regia curia.
Da questo accertamento emerge che all’inizio del ‘300 il feudo di Morciano era diviso in tre parti[1]:
- Quella di Riccardo Sambiasi;
- Quella di Guglielmo de Morciano;
- Quella di Guiscardo di Sangiorgio.
Il castello, probabilmente, rientrava nella parte dei Sambiasi e forse esisteva fin dai tempi di Guglielma de Morciano.
Fig. 2. Torrione del castello di Morciano.
Nel 1336 Guiscardo di Sangiorgio vendette la sua parte feudale al conte di Lecce e duca di Atene Gualtiero di Brienne. Prima del 1369 i conti di Lecce acquistarono anche la seconda parte del feudo di Morciano, quella appartenente a Gualtiero de Morciano.
Nel 1464 si registra uno scambio di quote feudali tra i Sambiasi e Dell’Antoglietta, che avevano ceduto in cambio di Salve la loro quota di Morciano. Ruggero Sambiasi, alla sua morte avvenuta nel 1482, lasciò scritto nel testamento che il casale di Morciano sarebbe stato diviso tra i suoi due figli: una parte con il castello, una senza castello. Questa seconda parte fu venduta ai Capece nel 1531 da Antonello Sambiasi.
Guiduccio Sambiasi fece costruire, agli inizi del ‘500, i torrioni del castello. Nel 1518 anche questa parte feudale fu acquisita dai Capece che la vendettero ai Castromediano nel 1523. Nel 1629 gli stessi Castromediano acquistarono dai Capece l’altra parte feudale (quella che loro acquistarono nel 1531 dai Sambiasi), riunificando finalmente il feudo di Morciano[2].
Il centro storico tra chiese e palazzi
Il nucleo più antico del centro storico si identifica in pochi isolati racchiusi da via Roma, via Castromediano, via Pace, via Ippolitis, via Nuova e Via Torri.
Fig. 3. Centro storico di Morciano (Via Ippolitis).
Via Roma e le piazze San Giovanni e Chiesa sono state oggetto di importanti rinvenimenti archeologici nel corso di operazioni di scavo per la messa in opera di condotte di pubblica utilità, svoltesi nel 2006. Si tratta di una settantina di tombe medievali attigue alla chiesa matrice, di numerosi granai e di imboccature di frantoi ipogei.
Palazzo Strafella
Già convento dei Religiosi del Carmine di Morciano di Leuca di cui si conserva, nell’ex refettorio, un affresco seicentesco (più volte rimaneggiato) che rappresenta l’Ultima cena.
Fig. 4. Particolare dell’affresco dell’Ultima cena di Palazzo Strafella.
La parte superiore dell’edificio, invece, risale alla fine dell’Ottocento così come la facciata su Via Roma.
Attualmente è sede dell’Ufficio Informazioni Turistiche del Comune di Morciano di Leuca e ospita una biblioteca e una sala convegni per iniziative a carattere culturale e sociale.
Chiesa madre San Giovanni Elemosiniere
La Parrocchiale è dedicata a San Giovanni Elemosiniere, patrono del paese. Eretta nella seconda metà del Cinquecento, ostenta un magnifico portale d’ingresso, che anticipa alcuni stilemi del barocco, che ne ingentilisce la forma austera di chiesa fortificata.
Fig. 6. Chiesa di San Giovanni Elemosiniere.
Centro storico – Vico Torri
A sud e ad est di Piazza Giovanni Paolo II si snodano le viuzze di Borgo Torri, il nucleo più antico del paese di origine medievale. Da qui si prosegue su via Nuova fino a giungere dinnanzi a casa Monteduro, dei primi anni del ‘600 e di recente restaurata dall’Amministrazione comunale.
Cappella della Madonna di Costantinopoli
Ubicata lungo l’antico tracciato stradale che conduceva a Vereto, la Cappella della Madonna di Costantinopoli (seconda metà XVI secolo) conserva al suo interno, addossato alla parete, un interessante monolite affrescato con l’immagine della Vergine e il Bambino.
Fig. 9. Affresco su monolite con la Madonna e il Bambino.
Castello Valentini
Si tratta di un’imponente struttura fortificata eretta a difesa dell’abitato. Dotato in origine di quattro torrioni angolari, subì importanti rimaneggiamenti nel corso del Cinquecento e del Seicento.
Fig. 10. Castello visto dall’atrio di Palazzo Strafella.
Chiesa della Madonna del Carmine
La chiesa, insieme all’annesso convento, venne fatta costruire nel 1484 dal barone Ruggiero Sambiasi. Si caratterizza per un’alta facciata, sul cui portale settecentesco vi è un ovale con un altorilievo che rappresenta l’Annunciazione. Al suo interno conserva eleganti altari, tele di pregevole fattura artistica e un organo a canne.
Fig. 11. Piazza San Giovanni con la colonna e chiesa del Carmine.
Trappeti ipogei
Nel sottosuolo di Morciano si aprono oltre venti frantoi ipogei, che nel passato hanno contribuito alla fioritura economica del paese grazie alla produzione di olio di oliva. I trappeti risalgono per lo più al XVII secolo e alcuni di essi conservano in buone condizioni gli ambienti di lavoro e gli arredi originari.
Fig. 12. Trappeto ipogeo Corciulo-Pizzileo.
Chiesa di S.M. di Loreto o della Natività
Attuale cappella del Cimitero, la sua costruzione risale al 1670. All’interno è presente una pregevole statua della Madonna in pietra locale.
Fig. 13. Chiesa della Natività.
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[1] Tra duecento e trecento pare che il casale di Morciano fosse suddiviso in tre parti feudali: de Morciano, Sangiorgio e successivamente Sambiasi. In età normanna queste tre parti costituivano un’unica entità feudale. La ragione della divisione feudale va individuata tra le divisioni ereditarie e dotali.
[2] Vallone G., “Terra, feudo, castello”, in “Segni del tempo. Studi di storia e cultura salentina in onore di A. Caloro”, Galatina, 2008, pp. 49-78.